30 gennaio 2017

IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Sof 2,3; 3,12-13                1Cor 1,26-31                 Mt 5,1-12
OMELIA
Il nostro settimanale incontro con il Risorto diventa una meravigliosa scuola per assumere il nostro vero volto di uomini nati da Dio. Questo volto noi lo riscopriamo progressivamente mediante la quotidiana conversione nella quale il Signore diviene sempre più il principio portante della nostra identità e delle nostre scelte.

Oggi il Maestro vuol condurci a un grande metodo per ritrovare questo senso della nostra conversione e per assumere veramente la sua sensibilità. Andare sul monte delle beatitudini, stare in ascolto delle sue parole, contemplandone il volto è l'anima per riscoprire e rivivere la sensibilità del Cristo. Il discorso della montagna, che rappresenta la carta fondamentale della vita del cristiano, non è altro che il metodo per poter veramente costruire nello stile del Vangelo la vita: essere ai piedi del Maestro, accoglierne il mistero, per essere introdotti nella sua sapienza. Infatti, quando siamo davanti al discorso delle beatitudini, noi potremmo essere catturati dalle otto beatitudini, dimenticando che il mistero all'interno di questo discorso è una sintesi quotidiana creata dal fascino di Gesù in un uomo che vive la storia quotidiana. Le beatitudini sono infinite quanto è infinita e ricca la storia quotidiana perché le beatitudini sono l'invito che Gesù rivolge a ogni discepolo ad assumere il suo mistero, coniugandolo con la storia quotidiana, oppure assumendo la storia quotidiana e collocandola nel suo mistero. Allora se riuscissimo a ritrovare questo metodo, ci accorgeremmo che la bellezza delle beatitudini è veramente infinita.

Come è infinito e incomprensibile il volto di Gesù, come è variegata e inesauribile la storicità quotidiana, così le beatitudini sono nient'altro che l’invito che Dio Padre rivolge a noi di costruire la nostra esistenza guardando il Maestro. In certo qual modo, guidato dallo Spirito Santo, ogni uomo costruisce il suo stile di beatitudine, ritraducendo la sensibilità del Maestro nella propria originalità esistenziale. La bellezza dell'esistenza è l'incontro tra la benevolenza di Dio che si manifesta nella poliedrica personalità di Cristo e una storia quotidiana che desidera ritrovare il gusto della propria sussistenza e della propria verità evangelica. Allora potremmo dire che veramente le beatitudini appartengono a chiunque segua il Maestro.

Con questo metodo di vita, quando ci lasciamo costruire dal mistero di Gesù e dalle sue parole, abbiamo come risultato il bel quadro che l'apostolo Paolo ci ha regalato questa mattina nella prima lettera a Corinto: chi si pone in ascolto del Maestro è colui che amando il suo limite si lascia costruire dalla fantasia divina. La bellezza delle beatitudini è l'incontro tra una luce inesauribile, che è quella del volto del Signore, e la povertà storica di ogni uomo, la più vera povertà dell'uomo storico si manifesta nell'amare la propria identità ricca di tanti limiti compresi da diversi punti di vista.

Questo meraviglioso incontro tra una luce che penetra nel nostro spirito e la nostra povertà che si lascia, in modo originale, costruire da Dio dà alla luce lo stile personale di beatitudine di ogni discepolo.

Il Signore ama la nostra libertà e ci dice una cosa sola: "Abbi lo sguardo del cuore rivolto a me, non guardare mai a quello che sei o a quello che non sei, ma metti la tua persona nel mio mistero, che rigenererà le tue paure dandoti slancio nella vita". Se riuscissimo a penetrare questo metodo, ritroveremmo la prima parola che l'apostolo Paolo ci ha detto: dovremmo riuscire a cogliere l'esperienza della sapienza, acquisire la sensibilità interiore di Gesù, gustare il cuore illuminato del Risorto. Ecco perché dicevo che le beatitudini sono infinite perché la personalità di Gesù è inesauribile e la storia è estremamente variegata. Lo spirito delle beatitudini è acquisire ogni giorno nella accoglienza del volto del Maestro il suo stile di vita.

Quando entriamo in questa sapienza,  opera dello Spirito Santo, ci ritroviamo uomini giusti, uomini che sono l’oggi del mistero di Dio.

Come noi potremmo ogni giorno essere l’oggi del mistero di Dio se lo sguardo del cuore non è tutto attento alla sua persona? E’ quella meravigliosa creatività dello sguardo, dove innamorati del Maestro egli opera meraviglie nella nostra esistenza. Allora ritroveremo la gioia di appartenergli, che è la santificazione.

Le beatitudini sono nient'altro che il linguaggio divino umano che Gesù ha vissuto nella sua esistenza, che il Padre ci regala per poter veramente costruire una vita che sia riflesso del mistero di Dio. Noi apparteniamo a Dio, noi siamo santi e poiché siamo santi, in forza dell'azione creatrice di Dio, nell'ascolto innamorato della storia diventiamo un po' alla volta questo meraviglioso e misterioso volto di Dio.

Il quarto passaggio che l'apostolo Paolo ci offre è quello della redenzione e la redenzione è la potenza santificatrice della conversione perché noi avvertiamo, nel profondo della nostra persona, questa creatività di Dio che ci fa passare quotidianamente dalle tenebre alla luce, dal peccato alla grazia, dalla schiavitù alla libertà, dal non senso della vita ad acquisire la vera esperienza dell'esistenza. La beatitudine è nient'altro che il Signore che ci rivolge un augurio: godi del mio volto e sarai beato nel regno dei cieli, vivi di me e in me e acquisirai la luminosità della Gerusalemme celeste.

Le beatitudini perciò fioriscono da una profonda attenzione del cuore sia a Gesù che alla storia per poter seminare il volto di Gesù nella vita quotidiana. Il vissuto ordinario diventa allora il luogo della speranza di Dio con la meravigliosa conclusione paolina: chi si vanta, si vanti nel Signore. Le beatitudini sono il canto della riconoscenza a un Dio che in modo meraviglioso ci ha rivelato la sua sapienza e in questa sapienza ritroviamo la bellezza, la profondità, il gusto della nostra esistenza quotidiana. Rivolgiamo quindi ogni giorno lo sguardo del cuore là, alla persona del Maestro, convinti che siamo dei limiti che amano lasciarsi riempire dalla potenza divina e allora potremo gustare la comunione gloriosa del cielo.

Quelle beatitudini, che Gesù ci ha oggi rivolte, sono l'invito alla gioia, l'invito all'imitazione di Cristo, l’invito a condividere quell’eternità che si ritraduce: chi si vanta si vanti nel Signore.

Siamo un capolavoro della gratuità di Dio, dove Dio, in un animo attento, compie meraviglie.

In questo orizzonte cerchiamo di celebrare in serenità questa eucaristia nella quale noi siamo sul monte delle beatitudini. E’ molto bello stabilire un rapporto tra il monte delle beatitudini e il monte calvario: le beatitudini sono la sapienza di Gesù vissuta nell'amore oblativo della croce. E’ l'eucarestia che stiamo celebrando.

Quella sapienza che Gesù ci può regalare nello sguardo trasfigurante attento alla sua persona, diventa vita della nostra vita attraverso il corpo dato e il sangue versato. Quando acquisiamo questa sapienza di Dio, la storia assume un altro volto, il cuore si ricolma di speranza e camminiamo nel tempo senza alcuna paura perché il Signore rappresenta il nostro grande maestro, ci offre la sua capacità di vivere, ci regala quella luce che illumina ogni giorno i nostri passi. Personalizziamo questa capacità di personalizzazione del Mistero della storia della salvezza per camminare nella speranza, certi che la nostra esistenza è un capolavoro meraviglioso della gratuità divina.

L'eucaristia rappresenta nello stesso tempo il culmine e la fonte, la fonte e il culmine di ogni aspirazione di un'esistenza veramente beata che ha il gusto dell'eterno nel cammino quotidiano della storia, mentre aspira alla trasfigurazione del cielo.
 
 
 
 
-

Nessun commento:

Posta un commento