16 luglio 2017

XV DOMENICA T.O. – (ANNO A)

Is 55,10-11  Rm 8,18-23 Mt 13,1-23
OMELIA
Gesù lentamente ci ha presentata la sua personalità e nella preghiera ci ha introdotti nel suo mistero.

Gesù oggi utilizza un altro metodo per farsi conoscere: il genere letterario delle parabole, dove Gesù narra la propria persona e la propria storia perché possiamo veramente accedere al suo mistero. Le parabole infatti sono la storia di Gesù narrata attraverso i linguaggi del quotidiano perché attraverso il quotidiano possiamo veramente accogliere il mistero della sua persona. Gesù entrando nella storia si è relazionato con gli uomini, quella parola verbale, quella parola non verbale che è la sua fisicità, sono diventate ”la parola” attraverso la quale la sua persona si comunica agli uomini.

La bellezza della rivelazione è nient'altro che la Parola che attraverso le parole vuole entrare in comunione con noi. Davanti a questo meraviglioso dono che Dio ci offre, l'uomo deve assumere particolari caratteristiche che la parabola ha ritradotto nel linguaggio del terreno in cui il chicco viene seminato, e che noi ritraduciamo nel linguaggio dell'interiorità della persona. Ogni relazione è l'incontro di due interiorità e quindi da una parte Gesù seminando la parola vuole entrare in dialogo con noi, dall'altra noi siamo chiamati a entrare in dialogo con lui e, nell'uomo, la capacità più profonda del dialogo si chiama desiderio. Il desiderio è la capacità di dialogare perché il dialogo è la comunicazione di due interiorità. Da una parte la persona che desidera regalarsi ed è il mistero di Gesù e, dall'altra, l'uomo che desidera accogliere questo dialogo per realizzare la propria esistenza. Ecco perché l'uomo quando entra nell'esperienza della fede deve esaminare il suo “desiderare” perché l'uomo è il suo desiderio. Il desiderio nasce da un bene che si affaccia all'orizzonte della nostra esistenza perché il desiderio è un'attrazione che viene dal di fuori, che penetra nel soggetto e lo pone continuamente in stato di ricerca. Il desiderio è la capacità di futuro perché il desiderio è nient'altro che la creatività di un altro che continuamente opera nel cuore e lo affascina continuamente.

Potremmo dire che la verità del desiderio è la sofferenza di non potersi immedesimare con l'oggetto del desiderio. Il desiderio è, in certo qual modo, quello che ha detto Paolo nella lettera ai romani: è questa sofferenza di non aver raggiunto l'armonia esistenziale. Gesù entra nella storia dell'uomo, gli parla in modo verbale e non verbale, sviluppando il desiderio di una autenticità di vita che solo nella sua persona si realizza.

Ecco una prima sfumatura di questo desiderio che noi dobbiamo continuamente realizzare. Se l'uomo non ha sete, non ha l'esigenza di bere, non nasceranno in lui desideri da appagare. Se invece all'uomo viene l'intenso desiderio di dissetarsi, anche per la calura, allora beve e si ristora.

L'uomo storico è continuamente immerso nella grandezza divina che lo affascina e lo porta continuamente ad andare avanti. Il desiderio va al di là della concretezza della vita, parla attraverso la concretezza, ma va aldilà della concretezza; è quello che avviene nella dinamica umana. La bellezza del Vangelo è di essere un meraviglioso trattato di pedagogia e di psicologia. Gesù è veramente la persona sommamente amata, e quando uno intensamente ama, si regala aldilà del visibile. Gesù ci ama attraverso la sua persona per regalarci il suo mistero divino. Di riflesso l'uomo quando risponde  all'azione divina, si apre sull' infinito, che non ha mai termine.

L'uomo non comprenderà mai cosa voglia dire essere amati da Dio e l'uomo riuscirà sempre a dire: ti amo sul serio?  perché l'amore è qualcosa che va al di là del contingente ma è l'anima del desiderio, dove anche il sensitivo è un linguaggio che vuol regalare qualcosa di molto più profondo! La Parola fatta carne diventa un desiderio che continuamente opera in noi facendoci desiderare continuamente l'altro. La fede è questa intensa brama di identificarci con Gesù.

E' chiaro però che per entrare in questa visione dobbiamo prendere coscienza che dobbiamo superare le nostre attese. Queste si ritraducono con la spiritualità del bisogno e del dovere.

Innanzitutto è necessario superare quella che chiamiamo oggi la spiritualità del bisogno perché il bisogno tende ad essere soddisfatto e rimane legato alle realtà transeunti e contingenti. Il desiderio invece non è mai soddisfatto perché il desiderio è un trascendimento continuo.

Nello stesso tempo occorre superare una spiritualità del dovere che imprigiona l'uomo in parametri prefissati che gli impediscono di sviluppare l'autenticità della propria persona. Il desiderio, da parte sua, è la libertà del cuore proiettata in avanti.

Il cristiano non è né l'uomo del dovere né del bisogno, il cristiano è il vivente e creativo desiderio di qualcosa di grande che lo prende e lo attira in modo veramente infinito e inesauribile. Quella Parola, che è Gesù, è entrata nella sua vita e gli fa bramare l'Infinito. Anzi, più incontriamo il Signore più aumenta il desiderio del Signore andando sempre più al di là  di ciò che è legato al tempo e allo spazio. Se riuscissimo a cogliere questa verità, ci accorgeremmo che Gesù è una parola che non capiremo mai. Anzi, noi intuiremo il valore e il significato delle parole di Gesù, delle divine scritture, dei riti della Chiesa solo bramando l'infinito volto di Gesù. Come nella vita, quando c'è un'intensa relazione, le parole sono dei semplici suoni che incarnano un rapporto meraviglioso interpersonale, così noi ascoltiamo le parole di Gesù nella parola, nei riti, nella vita, perché abbiamo un cuore aperto alla sua persona. Quando l'uomo nel profondo della sua esistenza vive questo desiderio, il desiderio sarà il propellente della sua storia. Potremmo addirittura affermare che quanto più cresciamo negli anni tanto più cresciamo nel desiderio. Qualcuno dice: ma, andando su negli anni, perdo la giovinezza. No! Vai su negli anni e diventerai più giovane perché il tuo desiderio si illuminerà ancora di più d’eternità perché, in certo qual modo, si relativizzano le cose, si coglie quello che è valore e ci si immerge in un desiderio che avrà il suo compimento quando diremo: “ Padre finalmente e in modo definitivo consegno la mia persona al tuo mistero di amore”.

Viviamo così, in questa prospettiva che Gesù ci offre attraverso la parabola che abbiamo ascoltato, e cresciamo nei desideri perché il desiderio è la vita della vita. L'uomo quando non desiderasse più non è più un uomo. Camminiamo in questa visione con tanta speranza.

L'eucaristia che stiamo celebrando rappresenta l'incarnazione del desiderio che fa desiderare il banchetto eterno del cielo. Dovremmo sempre approfondire il testo che tante volte abbiamo citato “Beati gli invitati alla cena del Signore” che dovremmo rileggere nel suo senso più originale “Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell'agnello”. L'eucaristia è il primo assaggio di una eternità beata dove, come dicono gli evangelisti, Gesù in persona passerà a servirci e ricolmerà di gaudio inesauribile le nostre persone. Questo sia il desiderio che vogliamo incrementare in quest'eucaristia questa mattina. Siamo venuti alla celebrazione eucaristica perché senza il Signore non possiamo vivere. Il desiderio della sua parola è l'anima della nostra anima, e se il nostro desiderio sarà autentico, non ci sentiremo delusi. Cristo Gesù ci ha parlato nella sua parola ricca di silenzio e in un sacramento ricco di amore perché la nostra esistenza potesse essere veramente una esistenza che vive un presente bramando intensamente un futuro glorioso che sarà in paradiso.
 
 
 
 
-

Nessun commento:

Posta un commento