23 luglio 2017

XVI DOMENICA T.O. – (ANNO A)

Sap 12,13. 16-19    Rm 8, 26-27          Mt 13,24-43
OMELIA
Gesù, attraverso le parabole, racconta la sua storia e, nello stesso tempo, narra la nostra esistenza poiché la bellezza della vita di un discepolo è essere l'incarnazione del Maestro ed allora intuiamo nella parabola tutta la sintesi della vita di Gesù e di ciascuno di noi.

Dio, il Padre, nel Verbo che si è incarnato ci ha offerto il dono più prezioso perché divenissimo sua immagine e in questo meraviglioso progetto Gesù si è fatto uomo perché noi godessimo in pienezza della nostra umanità. È il meraviglioso progetto che dobbiamo sempre avere davanti al nostro sguardo: noi siamo, in Gesù, sempre buon grano.

È una verità che tante volte trascuriamo e cadiamo, inevitabilmente, in una condizione di pessimismo; contemplando Gesù che è il grano, il buon grano, Colui che è entrato nella nostra storia per darci la pienezza della nostra umanità, accogliamo una grande speranza: nel progetto del Padre noi siamo dei capolavori.

Ma nell'evento dell'incarnazione Gesù si è scontrato con il peccato: ecco la zizzania! E l'esistenza di Gesù è stata un continuo conflitto tra l'essere in comunione con il Padre ed essere nello stesso tempo in conflittualità con il nemico, ma nel momento in cui Gesù è stato pienamente e incondizionatamente nel Padre ha portato l'umanità alla sua destinazione originale: nell'evento della risurrezione l'uomo è ritornato ad essere luminoso e autentico secondo il progetto del Padre. Leggendo la parabola ci accorgiamo che nella storia dell'uomo sussiste il peccato, e per non essere schiacciati dalla esigenza del feriale, dobbiamo sempre avere lo sguardo rivolto a Gesù per ritrovare nella persona e nella storia di Gesù la nostra speranza. La presenza della zizzania nella storia dell'uomo non deve mai deprimerci. Spesse volte noi siamo catturati dalla negatività che è presente in noi e che rappresenta gli ambienti nei quali viviamo e, davanti alla negatività che è presente nel nostro vissuto, possiamo facilmente cadere in un pessimismo esistenziale. Dovremmo sempre avere lo sguardo a Gesù e recepire una meravigliosa verità di fede: Gesù ha vinto il maligno, l'ha schiacciato, per cui con lo sguardo rivolto a Gesù, sappiamo d'essere in lui persone non sole e chiuse, ma redente e aperte alla bellezza della vita. In Gesù cantiamo la vocazione a cantare il mondo nuovo.

È molto bello come l'apostolo Paolo abbia ben sintetizzato nel brano che abbiamo ascoltato la grandezza della nostra esistenza perché lo Spirito che è in noi, che geme, è lo Spirito che vuole che in noi si realizzi quel meraviglioso e misterioso progetto che il Padre dall'eternità ha pensato e cioè che i giusti risplendano eternamente nella gloria futura. Questa esperienza di gloria futura è già in noi presente, noi siamo già, pur nelle conflittualità e nei fallimenti esistenziali, nella vita eternità beata, poiché abitiamo stabilmente in Gesù. Il dramma della nostra storia è di essere catturati troppo dal negativo e una simile condizione ci tarpa le ali e ci impedisce di sognare con purezza di cuore.

In noi nasce di conseguenza uno stimolante interrogativo: qual è la vera speranza nel quotidiano cammino nella storia? La risposta sta nel ritrovare la capacità di riscoprire dentro di noi la positività. Il Signore risorto, nelle conflittualità dell'esistenza, ci dice continuamente “Io sono con te!” “Io ho vinto il maligno!” “Io sono il datore di quello Spirito che in te vive, combatte, genera coraggio, forza e speranza!”

Dovremmo imparare nell'esistenza a riscoprire la meraviglia che è ciascuno di noi!

Non dobbiamo costruire l'esistenza con la paura del negativo perché quando l'uomo costruisce l'esistenza con la paura del negativo, il negativo, che toglie il respiro e impedisce di sognare nel feriale, lo fa cadere nel pessimismo, gli impedisce di librare in quella fantasia che è la bellezza della fede. La bellezza del cristiano è contemplare Gesù vincitore della morte e sognare. Nel momento in cui si sogna, l'uomo avverte una vitalità interiore che gli impedisce di rimanere chiuso nei propri limiti e si ritrova nella fecondità di potersi librare in questa atmosfera meravigliosa che è la speranza nelle oscurità quotidiane. Un simile percorso diventa veramente possibile quando, guidati dallo Spirito, riusciamo a cogliere il Mistero che sta operando nella nostra vita: vediamo Gesù in dialogo con il Padre per dare vitalità a essere uomini a sua immagine e somiglianza.

Ogni nostro respiro è il Padre che parla con il Figlio creandoci nello Spirito Santo e, quando riusciamo ad avvertire questa ricchezza, avremo sì la lotta della storia, della zizzania, ma dentro di noi, pur sentendo l'uomo vecchio, pur sentendo una storia negativa attorno a noi, tuttavia, c'è un respiro creativo di Dio che ci dice continuamente che siamo il luogo in cui il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono meravigliosi, realizzando progressivamente quella liberazione spirituale che non è altro che la conversione evangelica.

Gesù stamattina ci ha detto che la zizzania è stata sconfitta.

Il rimando al giudizio-incontro finale nella gloria non è altro che lo stimolo a proiettarci in avanti. Se sappiamo leggere in positivo anche le nostre povertà quotidiane, cresciamo nel gusto della divina presenza perché nelle oscurità della vita possiamo riscoprire che lui, il Signore, è favolosamente attivo in noi, anche se non ce ne accorgiamo perché Gesù ci accoglie ogni giorno come regalo del Padre, e Gesù ha vinto il mondo. Ricordiamo sempre le belle espressioni che Giovanni ci ha regalato nella preghiera sacerdotale nel momento in cui stava tornando al Padre.

Gesù così pregava il Padre: “Io prego per loro; non prego per il mondo ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, ed io mi sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo ed io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome quelli che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.".

Se entrassimo in questa parola di Gesù, scopriremmo che, pur con tutte le negatività, Gesù ci ha assicurato nella preghiera con il Padre che siamo custoditi nell'amore del Padre.

Abbiamo questa visione positiva nella nostra esistenza, non lasciamoci prendere né dal peccato che è in noi, né dal peccato che è fuori di noi, né dal buio oscuro del futuro.

“Oggi” Gesù ci rende “buon grano” e ci dà quell'energia di cui ha parlato il testo sapienziale che ci dà la certezza che non saremo mai delusi. Gustiamo questa parola della fede per ritrovare l'energia di camminare con fiducia, imparando ad avere una particolare ottica esistenziale: nella fede abbiamo delle lenti che fanno soprattutto passare il positivo, mettiamo questi lenti speciali per vedere solo il positivo, poiché normalmente lo smog dell'esistenza ci dà tutto il negativo. Allora ci accorgeremo che l'esistenza è un divenire meraviglioso nelle mani di Dio.

Gesù ci ha riuniti questa mattina per dirci che lui è in noi ed è con noi e agisce per noi e allora la bellezza dell'eucarestia è ritrovare la positività della nostra vita perché l'eucaristia non è per le persone buone, ma l'eucaristia è la fiducia di Dio per ogni uomo. Entriamo in questo orizzonte, e se questa mattina Gesù, nonostante noi, ha fiducia di noi, in questa fiducia divino-umana entriamo nella settimana con tanta speranza.  Allora ci accorgeremo che avremo sì lo smog interiore ed esteriore, ma c'è un'aria dello Spirito Santo che ci fa respirare la bellezza della vita e ci dà la capacità di camminare con coraggio nonostante tutti i limiti del quotidiano in attesa di quell'incontro quando, per sempre, saremo nella luminosità divina che avvolgerà le nostre persone in un canto inesauribile che è il paradiso.
 
 
 
 
-

Nessun commento:

Posta un commento