06 agosto 2017

TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE – (ANNO A) – Festa

Dn 7,9-10.13-14     Pt 1,16-19     Mt 17,1-9
OMELIA
Il cammino del discepolo nel cammino della storia ha come esperienza continua l’assumere la sapienza di Gesù. E’ quello che il Maestro ci sta regalando in queste domeniche.

La bellezza di essere discepoli è progressivamente diventare la mentalità di Gesù. E davanti all’interrogativo che può nascere in noi circa il senso di questa mentalità del Maestro, l’evento misterioso della Trasfigurazione ci dice la grande meta alla quale noi siamo chiamati.

Vivere la mentalità di Gesù vuol dire entrare nel mistero della sua glorificazione, in quel mistero di risurrezione che è la luminosità della stessa corporeità. Infatti, l’assumere la mentalità di Gesù non è un fatto di tipo cerebrale, assumere la mentalità di Gesù è un fatto che riguarda tutta la persona, che trasforma tutta la persona e quindi la bellezza luminosa della esperienza della trasfigurazione ci aiuta a comprendere la grande meta alla quale noi siamo chiamati.

E qual è questa grande meta?

E’ molto bello come l’evangelista nel descrivere questa apparizione misteriosa del Risorto utilizzi l’immagine: vesti candide. Non dice semplicemente vesti bianche, ma vesti candide, cioè vesti che hanno la luminosità dell’eterno. In certo qual modo Gesù dice ai discepoli in questa meravigliosa manifestazione che la loro esistenza deve diventare luminosa della luminosità dell’eternità beata.

Infatti perché vesti candide? E’ interessante coniugare le due parole: vesti – candide.

Ora se andiamo alla visione cara all’antico testamento, noi ci accorgiamo che la veste delinea l’esperienza personale di una persona. E’ molto bello come nella descrizione della creazione dell’uomo, l’autore sacro dica che i progenitori erano nudi e non se ne accorgevano, perché non erano nudi, erano rivestiti dell’abito glorioso di Dio, perché l’abito determina fondamentalmente la persona ed esprime l’interiorità di una persona.

Gesù nell’apparire con queste vesti candide ci dice la luminosità dell’eternità beata nella quale egli vive. Infatti se entriamo nella bellezza del mistero di Gesù, ci accorgiamo che la sua esistenza sia stata un continuo rapporto con il Padre e con lo Spirito Santo e quindi la sua esistenza manifestava necessariamente una meravigliosa luminosità nella quale Egli gode il rapporto intratrinitario e lo manifesta.

I discepoli, guardando il Maestro, intuiscono, soprattutto quando apparirà loro come Risorto, che la bellezza dell’assumere la sapienza di Gesù è entrare in una luminosità eterna.

Questa meta deve diventare l’anima della storia del discepolo e questa meta si costruisce lentamente, camminando.

E’ molto bello vedere come in questo misterioso episodio della Trasfigurazione appaiano Elia e Mosè, i profeti e la legge, ma è importante entrare nella storia di tutt’e due, i quali sono giunti sul monte, all’Oreb, attraverso un cammino, un cammino di 40 giorni e di 40 notti. E qui hanno avuto una intensa esperienza della relazione con Dio che ha impresso nel loro spirito un dinamico entusiasmo apostolico. Vedendo Mosè ed Elia gli apostoli avvertivano come il cammino esistenziale che apparteneva  a Elia e a Mosè dovesse diventare il loro cammino per poter annunciare l'oggi del regno dei cieli.

Intuiamo in questa lettura che essi dovessero proiettarsi in avanti per lasciarsi concretamente trasfigurare in questa luminosa manifestazione di eternità beata. Questa proiezione in avanti che è il senso stesso della vita, doveva ritradurre il dinamismo presente nel cuore di ogni discepolo.

Il cristiano è una persona che nel cammino della storia vive e gusta la luminosità di Dio. Qualche volta noi abbiamo una visione molto limitata della nostra esistenza, pensiamo c’è una vita, una morte e poi il Paradiso. Una simile lettura è estremamente limitante il percorso esistenziale di ogni battezzato. Dobbiamo riscoprire che la bellezza finale della vita è ciò che deve animarci in questo momento presente; è in questo momento presente che noi siamo nella luminosità divina. Il cristiano è troppo distratto dalle problematiche del correre non riesce a respirare la grandiosità spirituale del suo presente e non azzarda di dilatare il senso della vita verso il gusto dell'eternità beata.

Ora Gesù dice ai discepoli che devono entrare nella sua esperienza, in una nube di gloria. Non per niente la nube è il linguaggio biblico del popolo ebraico nell’esodo che va verso la terra promessa. Quindi noi siamo nella nube della Gloria di Dio attraverso un Cristo che dimora in noi, perché giorno per giorno lo ascoltiamo in un cammino che progressivamente illumina la nostra esistenza.

Il discepolo, camminando nel tempo e nello spazio, non fa nient’altro che respirare la nube dello Spirito, ascoltare le parole di Gesù e di conseguenza può avere parte alla Gloria luminosa e candida della Risurrezione che Dio regala a Gesù.

La festa di oggi è una festa che dà luminosità alla nostra esistenza; davanti alle tristezze della cultura di oggi, davanti ai soggettivismi psicologici che qualche volta ci allontanano dalla bellezza, davanti alla paura dell’uomo di guardare verso l’alto, Gesù oggi ci dice: “Lasciati prendere dalla mia persona, mettiti in cammino avendo il cuore profondamente immerso nella luminosità della mia bellezza trasfigurante e ti accorgerai che la vita è diversa”.

La bellezza della fede non è la pratica religiosa, la bellezza della fede è entrare in questa circolarità divina che ci rende giorno per giorno persone dalle vesti candide.

E’ la meravigliosa visione che l’Apocalisse ci offre dei Santi del Cielo che sono rivestiti di vesti candide, lavate nel sangue dell’Agnello.

L’Eucaristia, che stiamo celebrando, ci porta in questa meravigliosa esperienza. E’ molto bello come nella teologia bizantina la celebrazione eucaristica è paragonata alla Trasfigurazione, poiché l’andare all’Eucaristia è vivere in una realtà trasfigurante.

Noi tante volte siamo un po’ minimalisti, e diciamo: andiamo a fare la Comunione. Noi non veniamo a fare la Comunione, ma veniamo inseriti nella luminosità pasquale del Risorto per lasciarci trasfigurare dal mistero trinitario espresso dal dono che il Padre ci fa del suo Figlio attraverso i fiumi dello Spirito Santo. Riscopriamo allora che la bellezza dell’Eucaristia consiste nell' entrare in questa trasfigurazione che è l’anima del cammino storico mentre siamo n attesa della glorificazione finale.

La celebrazione eucaristica ci immerge in modo luminoso nella Trasfigurazione del Risorto, e uscendo di Chiesa, abbiamo la meravigliosa certezza che, dopo la nube "spirituale" della celebrazione, incontriamo Gesù solo, perché con Lui, in Lui e come Lui vogliamo camminare nella storia, in attesa di quella risurrezione finale in cui noi potremo godere eternamente del volto del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, rivestiti delle stesse vesti candide che hanno caratterizzato Gesù nel misterioso episodio di oggi.

Anche noi, come l’autore della seconda lettura di stamattina, dovremo dire ai fratelli che sul santo monte che è l’assemblea eucaristica, abbiamo visto la Gloria di Gesù e abbiamo udito la voce del Padre per poter nel cammino della vita nella potenza creatrice dello Spirito, entrare in questa visione meravigliosa.

Camminiamo così e allora la serenità creatrice dello Spirito che è in noi, lentamente, ci trasfigurerà e ogni istante della vita sarà un desiderio, un desiderio che non sarà mai appagato perché è un desiderio di eternità beata che lentamente ci appassiona e ci conduce a quella visione eterna che è la vera speranza nella nostra storia.
 
 
 
 
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