17 settembre 2017

XXIV DOMENICA T. O. – (ANNO A) - Trasfigurazione dell’icona del SANTO JESUS

Parrocchia Santa Maria Immacolata delle Grazie, Bergamo

Ap 5,6-14     Eb 1,3-12     Lc 24,35-48
OMELIA
Il Signore è presente in mezzo a noi quando, nello Spirito Santo, ci scambiamo il perdono: questo è il messaggio che Gesù ci regalava domenica scorsa. Il Maestro oggi ci aiuta a entrare in maggiore profondità: egli non è solo in mezzo a noi quando condividiamo la bellezza e la profondità della misericordia, ma la sua presenza in mezzo a noi è il principio interpretativo della storia stessa. E’ la bella visione che ci offre il libro dell'Apocalisse che potremmo definirlo come il criterio per leggere con speranza e nella luce del Vangelo la storia contemporanea.

Il brano infatti potremmo suddividerlo in tre passaggi: uno implicito nel brano che abbiamo letto, uno nella soluzione degli interrogativi, il terzo è il risultato di chi, con il Vangelo, legge la propria storia. Innanzitutto il primo passaggio espresso da quel libro, che è scritto all'interno e all'esterno, e che nessuno riesce a leggere; tant'è vero che il veggente “piange” perché quel rotolo con tutte quelle iscrizioni è veramente incomprensibile.

È il grande interrogativo dell'uomo contemporaneo che, davanti alla storia, agli avvenimenti e alla cultura odierna non riesce a coglierne il significato. L'uomo che in modo vero vuole dare senso alla vita oggi si trova in difficoltà, è subissato da eventi con tanti punti di domanda. L'uomo nella sua sensibilità soprattutto quando percepisce il dramma della storia dell'esistenza non può non piangere. E allora, davanti a questo scenario, appare Colui che è stato ucciso ed è risorto. La storia è incomprensibile, camminiamo nell'oscurità del senso, ma appare l'agnello “immolato e ritto in piedi”, è colui che prende quel rotolo e ne dà la grande interpretazione: la bellezza di conoscere il Cristo è dare significato all'esistenza. Attorno all'Agnello c'è la condivisione del senso più profondo della vita, nel suo mistero di morte e resurrezione Gesù interpreta la nostra storia e con l'Agnello possiamo camminare nella speranza in vista della contemplazione gloriosa del volto del Padre.

Paolo nella sua lettera ai cristiani di Colossi dice: “In lui, in Cristo Gesù, abita la pienezza della divinità e noi tutti siamo partecipi di questa pienezza”. La gioia di immergerci nella persona di Gesù, di assumerne il mistero, di essere introdotti nella vitalità del suo cuore ci dà la capacità di leggere quel libro. L'uomo quando non riesce a percepire il senso della sua storia ha un unico orientamento: l'Agnello immolato e ritto in piedi; in quell’Agnello l'uomo si vede salvato, in quell’Agnello ritrova la luce, ma soprattutto in quell’Agnello l'uomo ritrova il calore della vita.

Se la storia è buia, il Cristo morto e risorto ne è la luce, se il mondo è freddo, Cristo morto e risorto ne è il calore, nei grossi interrogativi del domani il Cristo glorioso ne è la grande risposta! Ecco perché il cristiano si innamora sempre di più di Gesù anzi, più ci innamoriamo della storia, più vediamo la storia come luogo del rivelarsi di Dio, più ci innamoriamo dell'Agnello.

L'uomo, per poter vivere, deve dare un significato a quello che è, a quello che fa e ai contesti nei quali è chiamato a vivere. In certo qual modo in quell’Agnello troviamo quello che abbiamo letto nel brano evangelico: Gesù risorto, in mezzo a noi, ci dà la lettura della vita. È quella contemplazione interiore per cui abbandoniamo i criteri di tipo storicistico, legati alla cultura contemporanea, per entrare in questa immedesimazione nella persona del Cristo morto e risorto ritrovando quella luce che dà senso alla vita.

E allora la gioia di seguire questo metodo ha il grande risultato che il testo che abbiamo ascoltato dell'Apocalisse ci offre: i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani che si prostrano davanti a Dio e all'Agnello cantando.

I quattro esseri viventi sono il mondo intero, sono l'immagine dei quattro punti cardinali, sono il mondo intero che in quell’Agnello ritrova il senso della vita. E i ventiquattro anziani sono l'antico e il nuovo testamento che in Cristo Gesù ritrova senso della sua vita.

E’ l'illuminazione cosmica.

Il mondo intero riunito intorno alla comunità della rivelazione contempla l'Agnello immolato e ritto in piedi che è il senso della vita e quando l'uomo ritrova il senso della vita non può non cantare, non può non adorare, non può non dire con tutte le sue forze “Amen!” questa è la storia! Non è la storia del mondo massmediatico - che è un grosso interrogativo che  fa piangere  - ma la storia in Cristo Gesù che diventa la luminosità “Amen!” Tu, Agnello, sei la luce della storia!

Allora intuiamo come la parola di Dio questa mattina è molto illuminante; la cosa che dovremmo scoprire approfondendo questo testo dell'Apocalisse è molto semplice: qual è lo sfondo di questo brano se non il nostro vissuto? Noi siamo venuti in chiesa con le tribolazioni della storia, con le oscurità dell'esistenza quotidiana e con le lacrime del cuore abbiamo chiesto: qual è il senso della mia esistenza? E allora il risorto in mezzo a noi, l'Agnello immolato e ritto in piedi e la sua persona, dà il calore della luce ai nostri interrogativi.

Cos'è l'eucarestia se non cantare la bellezza della fede?

Per cui il nostro cantare la bellezza della fede si ritraduce in quell'Amen in cui si conclude la grande preghiera, ma quell'Amen con il quale noi accoglieremo il Signore, è il vero interprete della nostra esistenza. Se noi entriamo in questa meravigliosa visione, ci accorgiamo che è attorno al Cristo che parla e che ci regala la sua esistenza che noi ritroviamo il senso della vita.

Ciò che non è in Cristo vivente a noi non interessa; a noi interessa solo il Cristo presente realmente, che ci parla, ci regala il suo mistero e ci dà quella libertà del cuore per cui possiamo veramente, ogni giorno, camminare nella storia proclamando la gioia del Vangelo perché, nel Vangelo, che è l'Agnello immolato e ritto in piedi, che è l'Agnello che toglie il peccato dal mondo la nostra vita ha un senso, con un grande desiderio di poter vedere l'Agnello nella gloria del cielo. Allora quando noi entreremo in questa meravigliosa esperienza la storia sarà gustata perché sarà tutta trasfigurata in quella luce di eternità che è la grande speranza mentre siamo in cammino nel tempo.

Entriamo con semplicità in questo mistero, non lasciamoci distrarre dalle tante cose esteriori, concentriamoci sull'Agnello: in lui è la vita, in lui è la forza, in lui è la bellezza di costruire l'istante nonostante gli interrogativi della vita quotidiana.
 
 
 
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