08 dicembre 2017

IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA - Solennità -


Gen 3,9-15.20                    Ef 1,3-6.11-12                     Lc 1,26-38

OMELIA

Il tempo dell'avvento è il tempo privilegiato per vivere il desiderio di essere trasfigurati in Gesù per gustarne la gloria.

L'esperienza del desiderio più profondo presente nel cuore dell'uomo brama entrare in quella gloria finale e definitiva nella quale contemplerà eternamente la luminosità della sua storia nelle tre Persone divine.

In questo itinerario, la Chiesa oggi ci fa incontrare Maria, vedendo in lei e nell'ampio orizzonte della storia della salvezza, come questo nostro desiderio possa realmente realizzarsi. Se è vero che nel cuore dell'uomo c'è questo senso di infinito, questa ricerca di pienezza di vita, dall'altra l'uomo sempre deve fare i conti con la propria creaturalità, con i propri limiti, con la propria storicità anche di peccato. L'evangelista Luca, che nel descrivere il volto di Maria non fa nient'altro che descrivere il volto della Chiesa e di ciascuno di noi, questa mattina ci aiuta a come entrare in modo fecondo in un simile itinerario che lentamente ci porta verso il mistero della gloria.

È il meraviglioso dialogo tra l'angelo e Maria, nel quale noi siamo chiamati, in ambito ovviamente analogico, a ritrovare il dialogo tra Dio e ciascuno di noi, tra l'eternità e la storia, e le parole con le quali l'angelo inizia il dialogo con Maria sono estremamente significative per questo nostro sviluppo del desiderio di una pienezza di gloria.

Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te”.

In questo testo l'evangelista ha sedimentato l'itinerario che noi siamo chiamati a seguire per poter veramente entrare nella gloria.

Innanzitutto la bellezza di quella espressione “Rallegrati piena di grazia” dove questa gioia messianica che raggiunge Maria è nient'altro che l'essere immersi nello stupore di Dio che ama l'uomo. In quel “Rallegrati, piena di grazia” è Dio, il Padre, che nell’evento dell'incarnazione dice a se stesso: “ecco la pienezza della mia gioia” poiché questo grande evento è tutto racchiuso nell'assoluta libertà, gratuità, benevolenza divina.

In quel “Rallegrati, piena di grazia” scopriamo la gioia di Dio di dare compimento al processo della creazione.

Paolo, riportandoci all'inno della Chiesa apostolica, lo ha detto molto bene: “Benedetto Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo”. Nell'espressione “benedetto” scopriamo lo stupore della Chiesa antica che davanti alla storia della salvezza in Cristo Gesù è ricca di emozione, di commozione, di stupore e, di riflesso, prorompe nel rendimento di grazie.

In questa parola veniamo introdotti nella sensibilità dei primi cristiani che volevano cantare la grandezza dell'agire di Dio. Noi qualche volta rimaniamo legati solo alla figura di Maria, dimenticando come Ella sia la tipologia più evidente del come si realizzi quel progetto divino che nella figura di Maria comincia ad avere la sua attualizzazione. Ecco perché il cristiano nell'itinerario dell'avvento non ha alcuna paura di fronte alla storia e all'eternità beata, pur riconoscendo i suoi limiti, le sue povertà, i suoi peccati, le traversie della sua storia, poiché sa perfettamente bene d'essere luogo dell'esultanza creatrice di Dio che vuol fare di noi cose prodigiose.

Dovremmo in certo qual modo, in quel “rallegrati Maria”, ritrovare la gioia del Padre che nell'incarnazione del Figlio canta la fecondità dello Spirito Santo.  Solo immersi in questa gratuità divina riusciamo a cogliere il senso della nostra attesa, la nostra attesa è questo Dio meraviglioso, Trinità che opera nella nostra storia attirandoci alla pienezza della gloria.

Spesse volte non riusciamo ad entrare in questa bellezza perché siamo troppo chiusi nei nostri limiti e nelle nostre paure esistenziali e rivolgiamo a Dio tanti interrogativi dimenticando che siamo avvolti di una gratuità veramente eccezionale; dovremmo nella nostra vita imparare ad avere lo stupore di Dio. Quando Dio creò l'uomo nella sera del sesto giorno disse “ecco una realtà veramente bella”: è la gioia compiaciuta di Dio, il grande artista, davanti alla creazione dell'uomo. E neanche il peccato ha distrutto questa gioia di Dio nel creare l'uomo.

In questa prima esperienza avvertiamo come in quel “rallegrati” sia attiva la fedeltà divina che diventa ulteriormente feconda con l'espressione “il Signore è con te!”

La missione per Maria di diventare la madre di Gesù, la missione, che Dio regala ad ognuno di noi, di realizzare in pienezza la sua umanità, parte dal principio: il Signore è con te! È interessante, se leggiamo la storia della salvezza nella tradizione scritturistica, ritrovare come Dio, quando appare all'uomo e gli vuole dare una missione, abbia sempre usato questo modo di parlare “il Signore è con te”, "il Signore sia con te" perché nel cammino della nostra esistenza è il Signore stesso che sta operando le sue meraviglie, come abbiamo cantato nel salmo responsoriale: "Abbiamo contemplato o Dio le meraviglie del tuo amore". In un simile contesto è bello essere evangelicamente poveri perché è bello godere, gustare, percepire questa creatività di Dio che  è al di là di ogni desiderio e di ogni nostro pensiero.

La bellezza di essere uomini emerge molto bene dal linguaggio dell'angelo. Contemplando Maria, noi contempliamo la grandezza luminosa della nostra umanità, ecco perché il cristiano nel cammino della sua esistenza continuamente avverte in se stesso questa ricchezza.

Come sarebbe bello se noi al mattino quando ci svegliamo risentissimo interiormente le parole dell'angelo "Rallegrati, piena di grazia, il Signore è con te". Il mattino non sarebbe il luogo delle paure, il mattino sarebbe il luogo dell'esultanza di Dio che ci regala la giornata vivendola con noi. È un'esperienza che nella fede dovremmo continuamente ritrovare.

L'interrogativo che nasce davanti a un simile orizzonte è molto evidente: come possiamo entrare in questo ideale così luminoso se non ritrovando in noi la bellezza dell'apertura su Dio?

Quante precomprensioni ci impediscono di aprirci all'orizzonte di Dio! L'uomo quando ha un cuore aperto, quando ha un cuore che si lascia illuminare, quando ha un cuore che desidera essere amato nella pienezza divino-umana ritrova la bellezza della gioia. Il cristiano fin dal mattino, quando nello Spirito Santo avverte interiormente quel “rallegrati pieno di grazia, il Signore è con te” afferma: "Il mio cuore è spalancato sulla tua creatività o Dio perché tu stai operando meraviglie nella mia esistenza".

Quando, fin dal mattino, scopriamo la bellezza di questa relazione, abbiamo la gioiosa consapevolezza che veramente siamo creature nuove.

Maria è l'Immacolata Concezione perché è il capolavoro della relazione creativa di Dio nei suoi confronti. Anche noi, sia pure in modo analogico, dobbiamo entrare in questo orizzonte: la bellezza della nostra esistenza è una sola: sapere che siamo il capolavoro di Dio perché gli apparteniamo. E ogni volta che in noi insorge l'idea: “ma come faccio io che sono storpio, zoppo, cieco e muto ad entrare in questa realtà?”, la risposta che ci offre la fede è molto chiara: "appartieni a Dio". Quando entriamo in questo orientamento di vita d'appartenere a Dio, la vita diventa luminosa per cui non contiamo più gli anni.  Nella nostra esistenza siamo capolavoro istante per istante e l'istante non è altro che l'eternità già iniziata in ciascuno di noi.

Nella festa di oggi interiorizziamo la gioia della gioia di Dio che in noi vuol compiere meraviglie. L'Eucaristia che stiamo celebrando non è altro che il sacramento della gioia di Dio. Dio vuol mangiare con noi per rimanere sempre più in noi in modo che uscendo dall'Eucaristia abbiamo il gusto d'essere nell'esultanza di Dio.

Questo sia il grande sogno che ci fa camminare nel desiderio verso la pienezza della gloria. Quando entreremo in questa gloria diremo al Signore: “E' valsa la pena essere gioioso fin dal mattino per entrare in questa gioia che non conosce confini”. L'Eucarestia è la gioia di Dio che ci fa creature nuove.

Camminiamo, non temiamo e anche se ci sentiamo poveri, la pienezza di Dio ci guarisce subito, siamo suoi capolavori per crescere e camminare nella speranza che è la forza di ogni nostro istante.




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