25 febbraio 2018

II DOMENICA DI QUARESIMA - Anno B -


Gen 22,1-2.9.10-13.15-18              Rm 8,31-34                      Mc 9,2-10               

OMELIA

Il cammino nel respiro di Dio ci conduce alla luminosità della gloria. E' il mistero della Trasfigurazione del Signore che oggi la chiesa ci presenta.

Le difficoltà della vita noi riusciamo a gestirle con speranza perché la nostra quotidiana purificazione ci introduce giorno per giorno nella gloria divina. Ciò che è avvenuto in Gesù permea tutta la nostra esistenza. È il mistero di luce che avvolge Gesù questa mattina e tutto questo per farci intuire che se il cammino con il Maestro qualche volta può essere arduo e irto di difficoltà e può introdurci in solitudine esistenziale alle quali noi non sappiamo dare risposte, tuttavia ci immette in un mistero di gloria veramente ineffabile. Chi è nel Maestro, rivive il suo morire e il suo risorgere nella fedeltà del Padre.

Le immagini, che il testo evangelico ci offre questa mattina, ci fanno intuire il mistero di gloria nel quale giorno per giorno veniamo introdotti, facendoci pregustare quella luminosità eterna che è la vera e feconda speranza nel travaglio della storia contemporanea.

L'immagine del monte ci fa intuire la vicinanza di Dio. Salire sul monte è il linguaggio letterario per dire che Gesù è immerso nella comunione e nella profondità della relazione con il Padre. Chiunque cammini con Gesù nella storia, sale su quel monte, cresce continuamente nella bellezza del rapporto divino, e su questo "monte" viene immesso nella luminosità del Cristo. Qui scopriamo la bellezza d'essere con Gesù nel cammino della storia per salire nella gloriosa esperienza della eternità beata.

Nello stesso tempo è molto interessante entrare nella specificità del linguaggio evangelico dell'abito luminoso. Qui troviamo la specificità del linguaggio di Marco che dice che nessuna lavandaia avrebbe potuto rendere quelle vesti così bianche perché quelle vesti non sono bianche, sono “candide”, hanno la luminosità della gloria. Ciò che è storico, come è appunto l’immagine del lavandaio, non ci aiuta a entrare in questa visione di gloria, ma occorre superarlo. In un simile procedimento veniamo condotti in una visione di eternità.

L'abito dice la persona. Intuiamo di conseguenza che in questo nostro salire gustiamo la vicinanza di Gesù, entriamo in questa veste candida che è la luminosità eterna, mentre siamo avvolti da quella nube che è la gloria di Dio. Quando il cristiano entra nella comprensione della sua esistenza in queste tre immagini (monte, vesti candide, nube) che delineano l'episodio della trasfigurazione, ritrova il gusto di cosa voglia dire essere discepoli: la vicinanza luminosa con il Maestro per gustare nella propria persona il liberarsi della gloria di Dio.

Spesse volte quando siamo nel cammino della vita possiamo essere impressionati dalle difficoltà, oppure tentati da cose esteriori, dimentichiamo la profondità del cammino nel quale noi veniamo introdotti nella scelta evangelica. Questo mistero che in pienezza si realizzerà nella gloria eterna è già stato collocato in noi nel giorno della nostra rigenerazione battesimale. Da quel momento gustiamo la vicinanza trinitaria, siamo la luminosità della gloria di Dio, ecco perché il cristiano anche nelle difficoltà quotidiane avverte nella profondità della fede questo luminoso itinerario che è un itinerario di progressiva glorificazione.

In questo veniamo aiutati dalla reazione dell'apostolo Pietro. L'espressione che egli usa nel fare tre capanne è un'espressione che ci richiama alla festa delle capanne che, nella tradizione ebraica, indicava il cammino del popolo ebraico nell'esodo. L'evento della trasfigurazione avviene mentre gli ebrei rivivevano questo cammino dell'esodo. Ecco perché il cristiano quando entra nella profondità della sua vita è una persona sempre in cammino, un cammino in cui gode la libertà liberante di Dio. Infatti nasce in noi la domanda: com'è possibile che noi possiamo crescere in questa luminosità divina, che è la speranza della nostra speranza? La risposta è che dobbiamo essere in cammino, essere in esodo dove il popolo dell'esodo era avvolto dalla nube di giorno, dalla fiamma del fuoco di notte, davanti c'era l’angelo che precedeva il popolo e la gloria di Dio abitava in mezzo al suo popolo.

Ci troviamo in un cammino che interiormente è qualcosa di grande, è un camminare nella libertà di Dio che sta conducendo qualcosa di grande facendoci pregustare la bellezza di questo mistero nel quale noi siamo inseriti.

In un simile cammino il battezzato viene illuminato, guidato e sorretto dalla parola con la quale Abramo risponde a Dio: “Eccomi!” È un camminare nella direzione di questo “Eccomi” che in certo qual modo è un'apertura a un mistero, tant'è vero che quando Abramo e Isacco salgono sul monte Moria, Isacco rivolge ad Abramo quella domanda: dov’è la vittima per il sacrificio? E Abramo dà quella risposta favolosa: Dio provvederà!

Il nostro cammino è un “Eccomi” nella consapevolezza che la nostra esistenza, pur nelle difficoltà che qualche volta ci chiudono in noi stessi, è un cammino in quel: “Dio provvederà”. La bellezza della fede è in tutte queste immagini.

Noi qualche volta siamo troppo legati alle realtà contingenti e pensiamo che esse siano la vita. La bellezza della Quaresima è ritrovare questa identità che è dentro di noi e che si sviluppa nel meraviglioso rischio di lasciarci liberare dalla creatività divina ed è bello camminare perché siamo nel mistero di Gesù. Lo ha detto molto bene Paolo: Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Il mistero di Gesù, profondamente vissuto, è la solidità della nostra vita. Spesse volte noi dimentichiamo di avere questo orizzonte rivolto verso Gesù, ecco perché dopo la trasfigurazione i discepoli si ritrovano con Gesù e solo con Gesù perché il cammino della vita è lasciarci innamorare giorno per giorno da questa luminosità che è una persona, Gesù. Quando noi riusciamo a cogliere questa essenzialità nella nostra vita siamo sempre in stato di trasfigurazione. Quella luminosità che è in noi, traspare nell’armonia della nostra vita e ci dà il coraggio di camminare coniugando continuamente le due parole di Abramo: “Eccomi” e “Dio provvederà!”

Quale liberazione interiore noi possiamo veramente ritrovare nel profondo della nostra storia e quale speranza in Gesù! Non rimaniamo legati alle paure del presente, viviamo questa ricca esperienza trasfigurante che diventa la speranza in ogni croce quotidiana. E’ molto bello come nella liturgia bizantina possiamo vedere come il mistero eucaristico sia espresso dall'episodio della trasfigurazione. Questa mattina, venendo in chiesa, siamo stati collocati nella luminosità della trasfigurazione, la ritualità è essere sul monte, essere in una contemplazione di luminosità di gloria “il Signore è in mezzo a noi” e attraverso l’evento eucaristico riviviamo quello che ha vissuto il Cristo e nella luce della risurrezione ci è stata offerta la condizione della sua oblazione. Allora come per Abramo in quest'Eucaristia noi gustiamo la gioia di essere prediletti da Dio, d'essere la fecondità di Dio.

Orientiamo così la nostra vita, non è un'illusione, è la bellezza di essere discepoli. Noi veramente attraverso la celebrazione dei divini misteri che illuminano le nostre persone potremo camminare senza paura, anche se tante volte abbiamo la sensazione che il Signore non ci ascolti. Egli è veramente in noi, lui permea la nostra vita, la sua presenza ci fa godere quella stabilita che è già eternità beata. E quando concluderemo la nostra vita nella gloria del cielo vivremo la trasfigurazione luminosa che abbiamo goduto nel brano evangelico e la nostra vita sarà un unico canto di lode alla fonte della nostra vita. Viviamo così in quaresima, non rendiamola una pesantezza penitenziale, ma sappiamo godere di quella penitenza feriale che ci introduce sempre più nella luminosità di Gesù. Viviamo nella fede questo mistero: è la nostra speranza contro ogni speranza umana per poter vivere il gusto di una vita nuova che è Gesù in noi, luce che ci accompagna in ogni istante e conforta la nostra storia quotidiana.




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