18 marzo 2018

V DOMENICA DI QUARESIMA - Anno B -

Ger 31,31-34              Eb 5,7-9    Gv 12,20-33  
                    
OMELIA
Il cammino quaresimale ci orienta giorno per giorno nello sviluppo della conoscenza della identità di Gesù. Camminare in Quaresima è conoscere sempre più il Maestro e anche noi come quei greci ci accostiamo ai discepoli e come i discepoli che si sono rivolti a Gesù anche noi gli poniamo la domanda di fondo: Signore come ti posso conoscere?  Perché se è vero che questa grande meta di essere trasfigurati da Gesù è il senso della nostra vita, rimane sempre in noi l'interrogativo: Signore come ti posso conoscere? E davanti all'interrogativo Gesù non risponde direttamente. Come abbiamo notato nel Vangelo, nel rispondere Gesù parla del mistero della sua esistenza. Davanti alla domanda che il discepolo pone - come Gesù ti posso conoscere - Gesù dice: guarda la mia vita! E la vita di Gesù è racchiusa proprio nella prima riga della risposta che il Maestro dà: è venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. In questa semplice proposizione noi troviamo tutta la storia di Gesù e, nella storia di Gesù, la nostra storia. Il discepolo conosce Gesù vivendo come Gesù, avendo le sue stesse motivazioni esistenziali per poter godere quella trasfigurazione nel Maestro che è il senso portante della nostra esistenza.
 
La prima espressione è venuta l'ora sottolinea che è giunto il momento in cui si realizzi il progetto del Padre. La vita di Gesù era tutta nel Padre. Se noi chiedessimo al Maestro divino quale sia stata la motivazione di fondo della sua esistenza, egli ci avrebbe offerto la risposta che nel dialogo con gli scribi egli stesso aveva dato: il Figlio da se stesso non può far nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che Egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. La bellezza di Gesù, del Gesù così come ci è presentato dal Vangelo di Giovanni, è di essere in comunione continua con il Padre; il parametro di fondo dell'esistenza di Gesù è il Padre. È una verità questa sulla quale noi poche volte ci soffermiamo perché siamo molto portati a vedere quello che Gesù faceva, ma il valore dell'agire si colloca tutto nel linguaggio di un'interiorità: è l'interiorità il senso della vita, non l'azione! La bellezza della vita di Gesù era d'essere in perfetta sintonia con il Padre. Se noi dovessimo usare alcune immagini e, guardando Gesù, fissassimo i suoi occhi, ci accorgeremmo che i suoi occhi erano in sintonia con il Padre perché la bellezza della vita era il Padre, è l’interiorità del cuore dell'uomo che è continuamente orientato ad essere in questa comunione divina. In sintonia con il Padre, Gesù ha vissuto l'amore del Padre per l'umanità. La lettura che ne dà la lettera agli Ebrei, che è molto significativa quando l'autore ci ha detto in modo molto chiaro: Cristo nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a Dio che poteva salvarlo da morte e per il suo pieno abbandono a lui venne esaudito. Spesse volte dimentichiamo questo atteggiamento interiore di Gesù perché abbiamo come parametro gli avvenimenti storici; la bellezza di Gesù era io e il Padre siamo una cosa sola, il figlio da se non fa nulla, se non quello che vede fare dal Padre. In quell'espressione è venuta l'ora Gesù ci pone davanti a questa sottolineatura: il Padre realizza nella mia persona la sua volontà.
 
Se cogliamo questo primo aspetto ci accorgiamo che l'entrare in quest'ora è entrare nella gloria di Dio, è venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. E cos'è questa gloria se non l'incarnazione di una intimità? Lo abbiamo ascoltato dal Vangelo: Padre è giunta l'ora, glorifica il figlio tuoe che cosa dirò? Padre, salvami da questo ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre glorifica il tuo nome e allora si udì una voce l’ho glorificato e lo glorificherò ancora. È l’interiorità che diventa vita e noi sappiamo che questa espressione che Gesù ha detto l'anima mia è turbatae che cosa dirò? Padre, salvami da questo ora? Ma proprio per sono giunto a quest’ora! Padre glorifica il tuo nome rappresenta il dramma dell'orto degli ulivi!
 
La comunione con il Padre è il principio della realizzazione del suo mistero anche nella solitudine dell'orto degli ulivi e questo è possibile perché quando l'interiorità è tutta immersa in Dio, la storicità ne è l'incarnazione. Noi tante volte abbiamo lo scontro con la vita e non sempre la vita corrisponde a quello che noi potremo effettivamente desiderare e ci poniamo dei “perché?” all'infinito. Noi dovremo ritrovare il metodo di Gesù: Padre è venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato perché chi è in quella intimità ha il coraggio della storicità, chi vive in profondità il rapporto con il Signore, il Padre, ne vive anche la volontà. Il dramma della storia è vivere la storia dimenticando la comunione con il Padre. Davanti alla storia noi avvertiamo molto spesso il dramma della solitudine. Ma la bellezza del Gesù di Giovanni è la comunione con il Padre, che lo rende signore nel racconto giovanneo della sua passione. E questo Giovanni ce l'ha detto molto bene, quando Gesù ci ha offerto quell'espressione Padre, glorifica il tuo nome. Come Gesù anche noi diciamo: la tua storia di amore diventa la mia storia; come tu, o Padre, la vuoi, così la voglio anch'io. Sussiste uno stretto rapporto tra il Padre, Gesù e noi. In questa dedizione di Gesù si rivela la fedeltà del Padre. E si udì una voce l’ho glorificato, il passato, e lo glorificherò ancora, il futuro. Chi vive di Dio vive un presente in un amore eterno del Padre. Quel gioco di parole - il presente - in un contesto di passato e di futuro dice che l'istante è nella gloria di Dio.
 
Davanti alle difficoltà della storia guardiamo a questo atteggiamento di Gesù: un'interiorità che si sente costruita da una meravigliosa comunione con il Padre che gli dà il coraggio dell'orto degli ulivi, gli dà il coraggio di consegnarsi alla Luce. Noi tante volte quando vogliamo vivere di Gesù dimentichiamo che la vera conoscenza di Gesù noi la possiamo costruire ed elaborare vivendo la sua storia. Ecco perché in sintesi potremmo dire che ogni volta che vogliamo lasciarci affascinare da Gesù dobbiamo imparare a vivere la storia di Gesù, in sintonia con lui, in profonda esperienza di simpatia con lui, vivendo nel mistero in quella sinergia dove è il Padre che opera in Gesù e che opera in ciascuno di noi. Allora, lentamente, secondo i tempi e i momenti della Provvidenza noi conosceremo Gesù ed è il grande slancio che a livello interiore noi dovremmo continuamente recuperare.
 
Ecco perché Gesù ci chiama questa mattina all'eucarestia perché vuole vivere la sua vita nella nostra vita, ci chiama all'eucarestia perché il buio drammatico tante volte dell'esistenza possa essere illuminato da questa presenza meravigliosa del Signore che diventa vita della nostra vita. Anche noi tante volte con Gesù diremmo: Padre salvami da quest'ora! Ma anche noi con Gesù dobbiamo dire: per quest'ora sono giunto, Padre glorifica il tuo nome! È la gioia di vivere in un abbandono divino che diventa per noi salvezza come ha detto molto bene l'autore della lettera agli Ebrei. Non abbiamo paura di guardare a Gesù, di accogliere la sua eucaristia pur nel travaglio del quotidiano perché la gloria del Padre è la comunione con Lui e con Lui non siamo mai soli e ritroviamo quel gaudio, quel gusto, quell'energia per dire: se il Signore è con me, nulla è contro di me! Questa sia la speranza che vogliamo portarci a casa questa mattina vivendo come Gesù.  Allora, quando ci sentiremo soli, diciamo con il coraggio della fede e la fecondità dello Spirito che scrive nei nostri cuori la bellezza divina: anche se non capiamo il nostro quotidiano avvertiamo che Gesù sta vivendo in noi e allora Gesù ci fa condividere le sue piaghe, il suo costato trafitto, ma ci dà anche quell'ebbrezza di risurrezione che è la speranza in ogni oscurità che il quotidiano ci offre continuamente.
 
 
 
 
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